Oggi è la Giornata internazionale felicità, istituita dall’Assemblea
generale dell' ONU nel 2012, allo scopo di riconoscere il benessere e la
felicità quali aspirazioni universali della persona umana e di conseguenza obiettivi fondamentali delle politiche
pubbliche.
La ricerca
della felicità è quindi un scopo fondamentale dell’umanità.
E’ ufficiale, il vero benessere della società sta nella felicità,
tantoché in molti Paesi è stato aggiunto come indicatore per misurare la qualità
della vita.
Tutti
vogliamo essere felici. Ma cosa ci rende
felici?
Forse la liberazione
dalle paure e dai bisogni, oppure la ricerca
del piacere immediato piuttosto che l’affermazione di un’autorealizzazione
virtuosa?
Oggi la felicità coincide sempre più con il benessere
economico e con l'utilità: massimo profitto a fronte del minimo sacrificio.
Ma che i soldi non fanno la
felicità lo dimostra il Paradosso, di Easterlin: oltre una certa soglia, il
rapporto fra i due valori è indirettamente proporzionale, con il risultato
che più sei ricco meno sei felice.
Al di la dei teoremi, un dato è certo, il valore
della felicità cambia a seconda della cultura e del contesto.
La felicità è quindi relativa non solo perché ciascun essere umano è unico irripetibile, ma anche perché è standardizzabile.
Chiedimi quindi se sono felice e ti risponderò: “Io
penso di essere felice, dunque lo sono…”
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