mercoledì 28 maggio 2014

VOGLIA DI VACANZA !


Voglia di staccare, fuggire dal quotidiano, voglia di trasgressione e di avventura; andare in vacanza ci fa tornare bambini, sogniamo luoghi magici, incontri fantastici, momenti indimenticabili, come promettono ammiccanti le agenzie di viaggi!

Vacanza è  bisogno di rilassarsi e ricaricarsi, non avere tempi scanditi, è la necessità di sovvertire orari e abitudini iniziando la giornata  con le cose che ti piacciono di più dimenticandosi di orologi, cellulari e pc! 

In vacanza  cerchiamo anche  di evadere dalla routine per sperimentarci in  luoghi  nuovi dedicando  più tempo a noi stessi e alle persone che amiamo, è un'occasione per fare nuove amicizie.

La vacanza “svuota” le  nostre giornate dal lavoro, dallo studio, dagli impegni quotidiani e ci obbliga all’ozio permettendoci di riappropriarci dei nostri ritmi e dei nostri  tempi; è  un rito collettivo ricorrente ed organizzato, la attendiamo  tutto l’anno e la programmiamo con grande entusiasmo.

In vacanza tutto deve essere perfetto, bisogna divertirsi essere sempre in forma, tutto deve essere al top!  Ma è proprio in vacanza che spesso scoppia la coppia!

Comunque sia partiamo tutti, per luoghi esotici piuttosto che per il tradizionale stabilimento balneare, la meta preferita è sempre il mare!

C’è invece chi preferisce  le vacanze intelligenti, quelle alternative non solo relax ma anche  seminari new age alla ricerca di se.

C’è  chi sceglie  le vacanze ecologiche, a contatto con la natura, nei parchi nazionali preferibilmente in tenda, facendo rafting nei fiumi o trekking sulle orme dell’orso bruno.

La vacanza è irrinunciabile e, secondo gli esperti, per staccare la spina deve durare almeno dieci giorni.

Così anche in tempi di crisi, i dati parlano, gran parte degli italiani pagano le loro ferie a rate come la macchina o la lavatrice. Anche la vacanza è diventata un bene di consumo, uno status symbol!

Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta, dicono sempre andiamo e non sanno il perché. (C. Baudelaire)

lunedì 26 maggio 2014

IL PRINCIPE AZZURRO ( la solita favola )


Chi di noi donne non ha mai sognato, almeno una volta nella vita, il principe azzurro?

Il principe azzurro, l’eroe romantico che arriva sul cavallo bianco, smagliante, coraggioso, virtuoso, rappresenta nell’immaginario collettivo il vero amore.

Un archetipo che resiste inossidabile nel tempo, da Cenerentola a Pretty woman, il principe azzurro non va in pensione, ancora oggi incarna l’happy end, il lieto fine di tutte le favole di ieri o di oggi.

E’ lui il vero protagonista della storia, attivo, ingegnoso, artefice del proprio destino; è lui il “deus ex machina” che risolve tutti i problemi!

Il principe azzurro, triste simbolo della incapacità di autorealizzazione femminile.

Non fa più notizia il fatto che sempre più donne, anche le giovanissime, ammirino gli uomini “maturi” perché ritenuti maggiormente  affidabili dei giovani, senza dubbio maggiormente aitanti ma spiantati.

I macho men scolpiti nella roccia e gli uomini fashion, tutti piercing e tatuaggi, nella hit femminile, sono  stati surclassati dai partner “anta”rassicuranti e solidi….

E che dire della favola nippo-italiana, il matrimonio fra la pop star Hikaru Utada  e il giovanissimo Francesco Calliano, il barman pugliese? E’ ancora una volta la solita favola?

E se è vero che tutti abbiamo bisogno di una favola, non varrebbe la pena riuscire ad inventarne una nuova?

venerdì 23 maggio 2014

LA MISURA DELL'AMORE (Amore & Co)


L’amore è un modo di essere. Dimmi come ami e ti dirò chi sei. Così come non siamo tutti uguali, non tutti amiamo allo stesso modo.

Se tutti possiamo descrivere e definire cosa è l’amore, è impossibile viverlo tutti allo stesso modo.

L’amore richiede forza, energie che non tutti abbiamo in uguale misura.

Nella nostra società di immagini l’amore è continuamente rappresentato e indotto. Così tutti crediamo di essere capaci di amare e di meritare amore. Ma non è così. L’amore non è dovuto, non è un regalo, non deriva dalla buona o cattiva sorte. L’amore è pensiero, azione, cambiamento, è il motore del nostro vivere.

Tutti siamo costretti ad amare.

La spinta ad amare è diversa così come sono diverse le aspettative e le forme dell’amore. Amiamo e bruciamo, schiavi di un amore che pervade e divora. Amiamo per senso di responsabilità o  per bisogno. Dalla passione alla filìa l’amore ci pervade.

Comunque sia, l’amore non è un raptus, è un atto di volontà.

Ma quale amore viviamo oggi? Un amore biunivoco  “do ut des” basato sul concetto di scambio per soddisfare reciproci bisogni molto lontano dalla capacità di “darsi” per arricchire di se l’altro.

Un amore che non produce amore ma tende a pareggiare i conti. Un amore sempre misurato e misurabile.

 

 

 

giovedì 22 maggio 2014

SEGNI DEI NOSTRI TEMPI ( TORO )


Il segno del toro: testardo, possessivo, godereccio e sensuale un segno di terra che non ama i  cambiamenti.

Paziente, con un forte senso dell’amicizia, protettivo, pragmatico, costante, tutto d’un pezzo… si realizza nella famiglia.

Integerrimo, tranne che a tavola dove la gola prende il sopravvento, si muove e pensa lentamente: una figura di altri tempi!

Pragmatico dominato da venere, il segno del toro ama le cose belle ma non effimere.

E’ massicci nel fisico: l’uomo toro sa di macho la donna è fortemente carnale.

Per  conquistare i toro evitate di essere troppo trendy, amano il buongusto e la sobrietà.

Se li vuoi fare felici invitali a cena!

Nel lavoro possono  essere  bravi architetti o giardinieri perché sentono  il richiamo della madre terra, ma anche ottimi chef in quanto buongustai!

Il toro incarna la tradizione ma come essere toro oggi in un mondo che impone cambiamenti continui? 

Nella nostra società i ruoli dell’uomo e della donna sono profondamente cambiati così come sono cambiati i modi di vivere la coppia, la famiglia, la maternità.

Aumentano le coppie di fatto diminuiscono i matrimoni, e la famiglia da mononucleare diventa multipla. Cambiano i tempi e cambiano i segni…. miei cari amici del toro sappiate farvene una ragione!

CASSANDRA E I “SEGNI” DEI NOSTRI TEMPI


Cassandra la mitica profetessa di sventure, condannata da Apollo ad essere inascoltata, oggi per sbarcare il lunario farebbe oroscopi.

Le profezie non sono più di moda; della fine del mondo poco importa, siamo tutti concentrati sull’oggi, ci interessa conoscere il futuro immediato, il domani o al massimo il dopodomani.

Sul web, sui giornali seri o semiseri, la pagina dell’oroscopo è irrinunciabile.

Già dal primo mattino l’oroscopo ti programma la giornata.

Negli astri cerchiamo forse  risposte al senso di fragilità di fronte all’incertezze della  vita?

La profezia diventa aspettativa; una profezia “auto-avverante” a dirla come il sociologo Robert K. Merton, un autoinganno o un errore di conferma: “vedo solo ciò che voglio vedere”.

Ci riconosciamo con orgoglio nei segni zodiacali per il bisogno di essere riconosciuti.

Quante volte ci siamo sentiti dire  Ah sei dei pesci….. l’avevo capito: “una donna così dolce e sensibile….”.

Indossiamo il nostro segno come un bel vestito, non troppo vistoso, per farci notare senza esporci troppo.

Quante volte al primo appuntamento ci hanno chiesto: “Di che segno sei?”.

Una domanda abbastanza personale ma che ci permette di giocare su un terreno neutro e funziona meglio che parlare del tempo…..

Leggere l’oroscopo fa parte del costume sociale, anche i più scettici ci buttano un occhio affermando  con  aria sufficiente : “Tanto io non ci credo”.

I segni dello zodiaco  sono  “segni dei tempi” e  cambiano con la società.

Così mi chiedo i bilancia, i  toro, o i gemelli  di oggi, sono davvero così diversi da quelli di  ieri o da quelli di domani?

 

 

 

 

lunedì 19 maggio 2014

SELFIE MANIAC


Selfie, nominata nel 2013  parola dell’anno dall’Oxford English dictionary, letteralmente autoscatto, è la moda del momento!

L’autoritratto fotografico eseguito con smartphone  in mano e condiviso sul social network, impazza! 

Uno scatto per fissare l’attimo, una foto pret-a-porter  da mostrare in tempo reale ad alto contenuto consumistico per essere protagonisti.

La mania dell’autoscatto da condividere sui social network è diventato un tormentone virale.
 Da solo o in compagnia il selfie maniac si fotografa per strada, in aereo, nei negozi, nei bar, nei ristoranti, e guai se chiedi: “Vuoi una foto? Ti guarda sbigottito, facendoti sentire invadente e  antico.

Scoppia la mania dell’ after sexaly: le selfie sotto le lenzuola. Su Instagram si moltiplicano le immagini di coppie dai sorrisi compiaciuti con i  corpi sapientemente intrecciati, tutti in posa per immortalare il post coito, altro che sigaretta o tenerezze: facciamoci una bella foto!

Anche le star fanno selfie; da Madonna con coppa di champagne e ligerie a Leonardo DiCaprio sul red carpet degli Oscar. Il selfie contagia anche i politici da Obama a Renzi.

C’è poi, da sempre,  la moda di immortalarsi con i personaggi famosi. Oggi con il selfie, basta un po’ di faccia tosta e  non sfugge più  nessuno dalle rock star a Papa Francesco.

Il fenomeno selfies è quindi una moda passeggera per imitazione “trikle down” a dirla come il sociologo Simmel, oppure un nuovo modo di comunicare attraverso il linguaggio visivo per condividere emozioni? 

Il selfie, l’autoritratto dell’era digitale, sta diventando sempre di più un modo per affermare il proprio io nel mondo virtuale.

Il selfie, come autoaffermazione nasce dall’esigenza  di  colmare un vuoto esistenziale oppure è semplicemente  un modo per esercitare un gratuito esibizionismo narcisistico? Può diventare un avatar per rappresentarsi?

Così come Narciso é ingannato dall’immagine riflessa, forse anche nell’immagine selfie rischiamo di ingannare noi  stessi?

 

 

venerdì 16 maggio 2014

STREET LIFE (cacciatori di emozioni)


Per i nostalgici dei Roxy Music Street life non è solo la prima canzone dell’album Stranded, ma quello stile fotografico che rappresenta momenti di vita in strada e non solo perché si può fare street life ovunque…

Il fotografo di strada, diversamente dal reportagista che va dove c’è l’evento, gira a caso e non sa cosa accadrà, si muove  fra la gente e con faccia tosta ti piazza l’obiettivo sotto il naso.

Un vero e proprio paparazzo della gente comune, amato da chi ama il protagonismo odiato da tutti gli altri!

Fotografare per strada, non è facile occorre attendere il momento giusto, avere pazienza e saper cogliere  l’attimo.

Il fotografo di strada guarda con gli occhi del  turista, è vigile, attento per vedere ciò che altri non vedono, per cogliere qualche cosa di significativo, quel momento irripetibile nel quale tutti gli elementi della scena si compongono  nel mirino.

Occorre essere un po’ psicologi e un po’ sociologi, conoscere l’ambiente e i comportamenti umani.

Quello che più mi piace è poter  leggere la  relazione fra le persone, fra persone e cose nella città, con il traffico, i  cartelloni pubblicitari, le  vetrine, le luci.

Perché questo è l’ambiente in cui mi muovo che amo ed odio.

Mi piace cogliere nello scatto  le emozioni, le situazioni quotidiane perché sono curiosa e voglio capire cosa mi gira intorno.

Fare le foto per strada è un po’ come la vita, non sai mai cosa vedrai e cosa accadrà.

Per chi come me ama il genere, ecco sei  regole di pronto consumo:

  • mimetizzarsi e non dare nell’occhio; sono vietati vestiti variopinti ed eccentrici, per le donne si consiglia un look da Santa Maria Goretti, per gli uomini un anonimo stile tenente Colombo
  • avvicinarsi al soggetto con circospezione evitando di puntargli  in faccia l’obiettivo
  • camminare e osservare per trovare nuovi punti di vista
  • conoscere gli usi e i costumi del luogo; in Giappone mai soffiarsi il naso in pubblico è segno di maleducazione e vi individuerebbero subito!
  • sempre pronti allo scatto; in veste di cacciatori o  seduttori dovete essere sempre pronti a braccare o corteggiare la vostra preda
  • ricordate che in ogni uomo/donna c’è  sempre un narciso, sappiate risvegliarlo!

 

The last but not the least….

lo street life è un ottimo esercizio per riuscire a vedere qualcosa di speciale nella vita di tutti i giorni!

giovedì 15 maggio 2014

OMAGGIO A LEONARDO IN 3 SCATTI

Quando penso a Leonardo da Vinci il " genio universale ", acuto osservatore della natura e dell’umanità, mi immagino stampata sul suo viso l’enigmatica espressione dell’inimitabile “ Monna Lisa”.
Leonardo, lo scienziato degli scienziati, una mente speculativa che ha indagato ogni campo del sapere umano del suo tempo dalle invenzioni e la creazione di macchine, all’architettura, alla botanica, alla fisiologia, alla fisica, alle lettere alla pittura, alla scultura, con un unico scopo: la conoscenza.
Il sapere oggi è frammentato, la conoscenza è settoriale e specialistica, c’è bisogno di far dialogare le materie scientifiche ed umanistiche per consentire soluzioni innovative che possano imprimersi in modo durevole nella società, di  un nuovo umanesimo che  metta al centro il comportamento umano.
Occorre investire sulla formazione di menti creative capaci di pensare in modo critico, capaci di  elaborare, comunicare in modo efficace, magari rispolverando il vecchio  liceo classico, così démodé.
Il nostro modo di parlare,  di scrivere e di pensare deriva dal nostro passato, non possiamo fare a meno di accogliere la nostra eredità culturale, dobbiamo conoscerla per riconoscerci e produrre conoscenza e cambiamento.
Così ripenso a Leonardo un personaggio di altri tempi, un divo che mantiene il fascino inossidabile della vera star.






mercoledì 14 maggio 2014

7 CHILI IN 7 GIORNI


Come prometteva il professor Alfio Tamburini nel film di Verdone del 1986 agli obesi ospiti di Villa Samantha, è possibile dimagrire sette chili in sette giorni?

Si avvicina l’estate e la temibile prova costume; il web impazza di diete last minute: dalla dieta hollywoodiana del carnivoro solo proteine, alla dieta vegan zero proteine, siamo tutti con l’occhio alla bilancia!

Per l’occasione si rispolverano le  diete “monotema” del minestrone  e  dell’acqua nella quale sono annegati tanti  buoni propositi! C’e chi invece preferisce il digiuno lunare, 24 ore di soli liquidi, chi  gli integratori alimentari.

Dopo il flop delle pillole dimagranti, c’è stato il boom delle erbe, officinali naturalmente…

Quelle diuretiche come  il tarassaco e il ginepro; quelle per depurare dall’esotico guaranà alla nostrana gramigna.

E poi c’è  il tè verde che aumenta il metabolismo e brucia,  l’aceto di mela prima dei pasti per accelerare il metabolismo….le misteriose bacche amazzoniche acai e  la crusca  che sazia e riduce l’assorbimento dei grassi.

In realtà, tutti ben sappiamo che per dimagrire in salute occorre cambiare stile di vita.

Per iniziare nel modo giusto, per questa stagione, consiglio la  “ dieta psicosomatica” fatta di poche ma efficaci regole :

- Coinvolgete amici e amiche, zie o nonni con il colesterolo; dimagrire in compagnia da più soddisfazione.

-  Muovetevi, fate le scale e soprattutto lo   shopping che fa bruciare con soddisfazione.

-  Tenete il diario di quello che mangiate e il calcolo delle calorie.

- Mangiate lentamente e in compagnia scegliendo con cura un buon conversatore che   distoglierà la vostra attenzione dal cibo.

-  Soddisfate  il vostro  ego coccolandovi o facendovi coccolare.

Fate tutto ciò che vi da soddisfazione……

ma soprattutto innamoratevi! E’ la miglior dieta perché “chi ama brucia” ….

martedì 13 maggio 2014

NON CI RESTA CHE RIDERE


Si conosce un uomo dal modo in cui ride (Dostoevkij). Ridere e far ridere è una componente del nostro essere uomini.

Dalla commedia greca alla satira latina, nel corso dei secoli  fino alla commedia dell’arte e a quella contemporanea, l’uomo ha sempre avuto la necessità di rappresentare la vita deridendone  i vizi e i costumi.

La risata è un fenomeno naturale che non implica necessariamente comicità. Saper far ridere non è facile; non tutti sanno raccontare le barzellette.

La risata spazza via i pensieri, ci rende leggeri, ci aiuta a vivere meglio e ci ringiovanisce!

Victor Hugò aveva ragione nel dire che: “Quando rido, ho venticinque  anni: quando sono triste ne ho sessanta.

Negli anni 50 le persone ridevano in media da 45 a 60 minuti  al giorno contro i 15 minuti  di oggi. Oggi c’è poco da ridere? Saper ridere e sdrammatizzare è un modo per alleggerire il peso delle avversità ed aiuta a risolvere i problemi.

E che dire dello Yoga della risata. Il dottor Madan Kataria, il guro della risata, ha fondato il primi club nel 95. Oggi ci sono 8000 club della risata in 60 paesi di tutti i continenti. Un rito collettivo che inizia con esercizi di respirazione per preparare i polmoni alla risata. La seduta si chiude con la cosiddetta “meditazione della risata” una sessione di risate destrutturate dove i partecipanti, seduti o sdraiati, ridono a crepapelle.

La prima domenica di maggio  non dimentichiamoci di festeggiare la giornata mondiale della risata:  il Word laughter day nato nel 1998 come manifestazione per la pace nel mondo.

La risata è un’emozione forte, positiva e fa anche bene alla salute, perché si sa: “ridere fa buon sangue” ma soprattutto ci rende più:

  • felici perché stimola la serotonina e le endorfine
  • sani perché produce anticorpi
  • belli perché migliora il tono muscolare degli addominali, favorisce l’eliminazione dei grassi superflui ed è un lifting naturale (migliora l’irrorazione sanguigna della pelle)

Ridere “di cuore”ci  protegge dall’infarto!

La risata è considerata una delle forme primordiali di comunicazione. Secondo certe ricerche le donne ridono di più ed in effetti sono più comunicative!

Ridere fa bene anche al business, aumenta la produttività aziendale,  sfatiamo il mito del manager serio e introverso, tutto di un pezzo emulato, ahimè, da tante donne! Le persone che ridono insieme lavorano bene insieme. Saper ridere significa saper essere giocosi e quindi creativi, sorridere crea empatia immediata!

Per concludere: Non ci resta che ridere………

lunedì 12 maggio 2014

TRANSFESTIVAL


L’Eurovision Song Contest, meglio conosciuto come Eurofestival, dal 1956 è il Concorso musicale fra i più seguiti nel mondo ( da 100 a 600 milioni di spettatori) trasmesso anche fuori dall’Europa  nei diversi continenti dagli USA al Giappone.

Una gara a cui partecipano anche nazioni che non appartengono fisicamente all’Europa come Israele e l’Azerbaigian, basata sul televoto e  recentemente aperta anche ai paesi dell’est Europa  (ex Urss, ex Jugoslavia).

Mi ricordo direttori d’orchestra impomatati e cantanti in smoking, una giovanissima sedicenne Gigliola Cinguetti che ci rappresentò  e vinse con la mitica “Non ho l’età (per amarti )” nel 1964, gli evergreen Abba che  cantavano Watterloo, epico tormentone degli anni 70!  

Come ogni festival che si conviene, anche l’Eurofestival segue e registra i costumi dei tempi.

Oggi a  Copenaghen ha vinto l’Austria con Conchita Wurst.

La patria di Mozart, dei valzer viennesi e dello jodel presenta una Drag Queen!

Lady Conchita, un’avvenente barbuta, e si sa donna barbuta sempre piaciuta…. in stile Celine Dion, capelli al vento, abito lungo elegante, tacchi a spillo con una gestualità teatrale e composta, stravince anche sulla nostrana procace femminilità di Emma Marone.

Conchita in arte, Thomas Neuwirth fuori scena, si definisce gender neutral, predilige i pronomi e gli aggettivi declinati al femminile ed ha dichiarato : “Ho creato questa donna barbuta per mostrare al mondo che possiamo fare ciò che vogliamo.”; è forse questo il senso di “Rise like a Phoenix”? Un inno all’autodeterminazione sessuale o un atto di denuncia e provocazione contro l’omofobia?

Nella finale  del 10 maggio fra le nazioni partecipanti solo Bielorussia, Armenia, Polonia e San Marino hanno bocciato Conchita.

Una vittoria che fa discutere ma gli "aficionados" si ricorderanno  di Yaron Coen, alias Dana International, transessuale  che ha rappresentato Israele e vinse l’Eurofestival nel 1998 con la canzone “Diva”.

Ma oggi fa più notizia un Trans o una Drag queen?

Sul grande palcoscenico di questo festival “Transfrontaliero” vince l’audience o la tolleranza nel rispetto delle diversità?

 

sabato 10 maggio 2014

FESTA DELLA MAMMA? ( festeggiamo i suoi primi 100 anni)

Per me la festa della mamma è sempre stata una giornata speciale. Mi è sempre piaciuto pensare e  preparare il regalo, aspettavo con impazienza quel giorno orgogliosa della mia scelta; una festa che esisteva da sempre perchè le mamme esistono da sempre e certo non potevo immaginare che fosse invece un prodotto made in USA. 
Pensato da Anna Jarvis nel 1908 e ufficializzato nel 1914, il Mother's Day compie quest'anno 100 anni! 
La mamma si festeggia in tutto il mondo dal Nepal alla Costa Rica, perchè si sa, in tutto il mondo "la mamma è sempre la mamma".
Ma quale mamma si festeggia oggi? 
Una volta c'era la mamma....nel bene o nel male si tramandava il ruolo di madre. Oggi essere madri non è più un dovere sociale e neppure l'unica forma di identità femminile, piuttosto un'opportunità.
Le mamme di oggi si confrontano con una società in continuo cambiamento che richiede sempre di più. Spesso la maternità è un lusso che non tutte le donne possono permettersi.
Mamme equilibriste in bilico fra figli/casa/lavoro/coppia, sempre più "sull'orlo di una crisi di nervi"; mamme multitask esperte in problem-solving, così la maternità diventa una scuola di management. Oggi esistono corsi per trasformare le competenze genitoriali in leadership.
Ho sempre pensato alla maternità come opportunità per capirsi, riscoprirsi e reinventarsi; una crescita intellettiva, un esplosione di energie e di nuove capacità, per questo essere madri è faticoso e richiede una grande forza. 
Sfatiamo il mito della maternità ed i luoghi comuni: essere madre non è un mestiere e neppure un dono fantastico. 
Oggi essere madri richiede consapevolezza, non si diventa madri per caso; essere madri significa innanzitutto essere donne con l'orgoglio di esserlo.
Forse era questo il messaggio subliminare della nota casa di moda catalana "diversamente uguale" che nella sua recente campagna pubblicitaria, ha lanciato uno spot provocatorio suscitando un putiferio di critiche e polemiche?