L’Eurovision Song Contest, meglio
conosciuto come Eurofestival, dal 1956 è il Concorso musicale fra i più seguiti nel mondo ( da 100 a
600 milioni di spettatori) trasmesso anche fuori dall’Europa nei diversi continenti dagli USA al Giappone.
Una gara a cui partecipano anche
nazioni che non appartengono fisicamente all’Europa come Israele e
l’Azerbaigian, basata sul televoto e
recentemente aperta anche ai paesi dell’est Europa (ex Urss, ex Jugoslavia).
Mi ricordo direttori d’orchestra
impomatati e cantanti in smoking, una giovanissima sedicenne Gigliola Cinguetti che ci rappresentò e vinse con la mitica “Non ho l’età (per
amarti )” nel 1964, gli evergreen Abba che
cantavano Watterloo, epico tormentone degli anni 70!
Come ogni festival che si conviene,
anche l’Eurofestival segue e registra i costumi dei tempi.
Oggi a Copenaghen ha vinto l’Austria con Conchita
Wurst.
La patria di Mozart, dei valzer
viennesi e dello jodel presenta una Drag Queen!
Lady Conchita, un’avvenente
barbuta, e si sa donna barbuta sempre piaciuta…. in stile Celine Dion, capelli al vento, abito
lungo elegante, tacchi a spillo con una gestualità teatrale e composta,
stravince anche sulla nostrana procace femminilità di Emma Marone.
Conchita in arte, Thomas Neuwirth
fuori scena, si definisce gender neutral, predilige i pronomi e gli aggettivi
declinati al femminile ed ha dichiarato : “Ho creato questa donna barbuta per
mostrare al mondo che possiamo fare ciò che vogliamo.”; è forse questo il senso
di “Rise like a Phoenix”? Un inno all’autodeterminazione sessuale o un atto di
denuncia e provocazione contro l’omofobia?
Nella finale del 10 maggio fra le nazioni partecipanti
solo Bielorussia, Armenia, Polonia e San Marino hanno bocciato Conchita.
Una vittoria che fa discutere ma
gli "aficionados" si ricorderanno di Yaron
Coen, alias Dana International, transessuale che ha rappresentato Israele e vinse l’Eurofestival
nel 1998 con la canzone “Diva”.
Ma oggi fa più notizia un Trans o
una Drag queen?
Sul grande palcoscenico di questo
festival “Transfrontaliero” vince l’audience o la tolleranza nel rispetto delle
diversità?
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