Il Mausoleo Imam Khomeini, a pochi minuti di metrò da
Teheran, è una monumentale colata di
cemento grigio con una grande cupola dorata che lo sovrasta e gli alti minareti
che svettano nel cielo.
Meta di pellegrinaggio dei fedeli ma anche di
studiosi, è una faraonica opera ancora
in via di costruzione che prevederà al suo interno anche un’ università islamica.
Il trenino elettrico mi conduce attraverso un tunnel
interrato fino all’entrata. Dietro un
telone di cerata trasparente c’è un’immensa hall dove lascio le scarpe e
indosso il chador.
Poi come da protocollo, mi dirigo verso l’entrata
“only woman” e passo attraverso metal detector. Vengo perquisita da austere
donne anche loro rigorosamente in chador.
Mi guardano con circospezione, forse non molto diversamente
da come potrebbe essere visto un mussulmano a Lurdes…
Nella navata centrale, protetta da una grata si trova l’urna del supremo Ayatollah.
Un luogo sacro pieno di luce che arriva dalle enormi
vetrate. Fra la foresta di colonne passeggiano coppie di amici e giocano i
bambini, sulla spaziosa superficie ricoperta da una distesa di tappeti le
famiglie allestiscono pic-nic, e qualcuno si accomoda per un schiacciare un
pisolino.
I pellegrini immortalano con orgogliosi selfie la loro
presenza.
Il mausoleo rappresenta infatti
molto di più che un luogo di culto e di preghiera, è un monumento alla
memoria: l’emblema dei valori della rivoluzione del 79.
Ma oggi l’Iran appare
sempre più spinto alla ricerca di una nuova identità, e se è vero che ogni
società ha i propri simboli, mi chiedo quali potranno essere i simboli del nuovo Iran?