mercoledì 27 maggio 2015

METTI UNA SERA A CENA......(Cronache dall'Iran)


Camminare per strada e fare conoscenza in Iran è un fatto naturale.

Alcuni attaccano bottone per esercitare e mettere alla prova il loro inglese, molti per sapere da dove vieni e soprattutto che cosa pensa la gente nel tuo paese dell’Iran e degli Iraniani, tanti semplicemente per scambiare qualche opinione.
 
Già dalle prime parole si capisce subito che stai parlando con gli eredi di una grande civiltà.

Conosco Maryam, una giovane studentessa universitaria iscritta a matematica. 
 
Passeggiamo e chiacchieriamo lungo i giardini che costeggiano il fiume Zayandeh, è una ragazza allegra, garbata e brillante. Con nostro stupore chiede subito ai genitori di invitarci  a cena la sera stessa.

Impossibile rifiutare un invito così spontaneo e ricco di entusiasmo!

Alle 21 puntuali ci vengono a prendere all’hotel con la loro auto, una spaziosa berlina familiare.

Ci mostrano con orgoglio la loro bella casa, la televisione satellitare, gli album di famiglia, facendoci sentire davvero ospiti speciali.

Ceniamo insieme come cari e vecchi amici, immortalando il nostro incontro con immancabili selfie da pubblicare in tempo reale sui social.

Così a noi stranieri incontrati per caso, Myrian e la sua famiglia hanno regalato una serata davvero diversa facendoci dimenticare pregiudizi e diffidenze.

L’Iran è un paese che mi ricorda come eravamo: ospitali, generosi, pieni di speranze.

Gli iraniani sono molto diversi da noi e da come noi li immaginiamo….

 

venerdì 22 maggio 2015

FASHION & CHADOR (Cronache dall’Iran)


L’Isfhan City Center, con una copertura di 6 milioni e mezzo di metri quadri,  oltre 750 negozi, un museo, cinema, ristoranti, centri direzionali, alberghi e uffici ancora in costruzione, è il più grande centro commerciale dell’ Iran nonchè  uno dei più grandi nel mondo.

Imponente tanto quanto le moschee è l’emblema del cambiamento.

Luogo di svago e shopping, pieno di gente anche in un comune giorno infrasettimanale, è un vero modello di new lifestyle!

Nei fast food, non trovi un posto a sedere ....peggio che al Mc Donald!

Giro fra i negozi senza meta, su e giù dalle scale mobili sorvegliate dai vigilantes, c’è davvero da smarrirsi.

Mi fermo davanti al Wedding Center sfarzoso e un po’ kitsch con enormi lampadari in cristallo, marmi  e divani per creare la giusta atmosfera da favola.

Mi sembra di essere Alice nel paese delle meraviglie, nel mondo dello shopping dove non trovi le solite griffe internazionali.

I manichini indossano rigorosamente  soprabiti  stretti in vita e corti al ginocchio in modo da coprire bene le forme,  jeans attillati e foulard coerentemente alla  svolta fashion del governo che negli ultimi anni ha approvato una nuova linea di  modelli disegnati da stilisti iraniani per conciliare  nuove tendenze e  tradizione.

Nonostante il codice di abbigliamento abbia aperto la strada ai colori accesi, in Iran il nero lucido rappresenta ancora nell’immaginario collettivo il top del lusso e lo chador resta per le donne un indiscusso simbolo di rispetto, una vera e propria divisa, spesso mostrata con orgoglio.

E sono soprattutto le donne in chador ad entrare e comprare nelle gioiellerie e nei negozi più costosi accompagnate da facoltosi mariti!

Nello shopping tutto il mondo è paese……


martedì 19 maggio 2015

SOCIALPROIBIZIONISMO (Cronache dall'Iran)

Cammino per le strade di Esfahan, lungo i boulevard alberati, ampli e spaziosi che non hanno nulla da invidiare a Las Ramblas di Barcellona.

 
Esfahan,  una “città d’arte” ricca di storia, maestosa con i suoi palazzi principeschi e le sue moschee.
 
La piazza Imam Khomeini, la “piazza metà del mondo” un vero colpo d’occhio per la sua vastità, pullula di turisti.
 
Esfhan, con circa 4 milioni di abitanti,  è una città  moderna,  piena di vita e piena di giovani.
 
E’ un giorno di festa e intere famiglie fanno “picnic” nei parchi allestendo delle vere e proprie cucine da campo. C’è un’atmosfera vagamente retrò che ricorda i nostri anni sessanta.
 
L’imponente ponte dei 33 archi sul fiume Zayandeh, è il luogo dello “struscio” locale , dove ragazzi e ragazze, a gruppi rigorosamente divisi, incrociano sorrisi e sguardi.
 
E come i giovani di tutto il mondo si connettono con i loro cellulari ai social in barba all’oscurazione dei segnali imposta dalle stazioni governative.
 
Nonostante dal 2009, a causa del presunto "abuso" dell'utilizzo dei social durante elezioni presidenziali, sia vietato l’accesso a facebook, nonostante la chiusura di centinaia di «Internet cafe», le nuove generazioni iraniane sono a tutt’oggi una presenza attivissima nel web.
L’affermazione di quell’indipendenza culturale di valori e di linguaggio che nel 1979 vinse sul regime di Reza Pahlevi, oggi non può fare quindi a meno di misurarsi con le spinte sempre più cogenti del popolo di internet.
L’identità dell’Iran sta cambiando?
 
Il difficile rapporto fra media e censura, rappresenta un altro  degli aspetti paradossali e contraddittori di questo paese.
 
Sui social trovano spazio le immagini dei selfie di giovani donne che mostrano con orgoglio i loro bellissimi lunghi capelli.
 
Il Word Wide Web diventa un luogo di confronto  dove affermare la propria presenza il proprio modo di essere,  un mondo in cui viaggiare e oltrepassare le frontiere culturali.
 
Così mi chiedo è davvero possibile controllare quella che, ci piaccia o no, rappresenta una vera e propria rivoluzione tecnologica e socio-culturale nonché uno dei motori dello sviluppo economico mondiale?
 
 

giovedì 14 maggio 2015

IN VOLO PER YAZD (Cronache dall’Iran)


Prendo l’aereo per Yazd, un volo interno alle 7 del mattino. Intorno a me solo uomini in dress code con valigetta 24 ore: uomini d’affari che si spostano per lavoro.

Tutti compatti si avviano verso la pista, salgono in fila la scaletta, prendono posto, ridono si abbracciano calorosamente, complici nel  loro essere uomini.

Una dimensione apocalittica un mondo senza donne.

Eppure negli atenei, tutti a numero chiuso, la presenza delle donne supera il 60% , un trend in continua crescita.

A Tehran ci sono “donne in chador” che dirigono ospedali e testate giornalistiche, che lavorano nei cantieri come ingegneri, che gestiscono palestre.

Un fenomeno che pare abbia destato preoccupazione: “il mercato del lavoro caratterizzato ancora da una forte disgregazione non può assorbire un numero così ingente di donne lavoratrici”.

Un altro problema di conciliazione fra tradizione e spinte sociali.

Il rilancio economico che tutti si aspettano a seguito della fine dell’embargo contribuirà a favorire l’occupazione anche delle donne iraniane?

Le donne potranno essere davvero il motore del cambiamento sociale come ha affermato il premio nobel per la pace Shirin Ebadi?

Quante domande durante il volo per Yazd…..

 

mercoledì 13 maggio 2015

DONNE & CHADOR (Cronache dall'Iran)


Atterro a Tehran, c’è un gran movimento di persone e bagagli. Tutte noi donne, prima di scendere dall’aereo raccogliamo scrupolosamente i capelli sotto i foulard. Io indosso una lunga sciarpa nera coprendomi il capo.

Attraverso la "women’s inspection" insieme alle altre passeggere e già sento a pelle quella strana sensazione di essere donna in un paese di uomini.

Tehran è una città moderna con i suoi 8 milioni di abitanti,  20804 grattacieli, uffici, edifici in costruzione, una vera metropoli.  E’ il centro economico dell’Iran in cui fra settore pubblico e privato si concentra circa il 70% della forza lavoro.

I grandi parchi, i boulevard sono affollati, uomini e donne sembrano camminare su percorsi paralleli.

Seguo il fiume di macchine e smog e arrivo alla metropolitana, un dedalo di linee. Lungo il binario l’addetto alla security  mi invita a sedermi nello spazio riservato alle donne.

Ho la sensazione di non essere mai al posto giusto…

Mi ritrovo inghiottita da un gruppo di giovani studentesse in chador. Sono allegre mi guardano con stupore candido ci sorridiamo  complici, nella nostra diversità.

Al di la della paratia ci sono gli uomini: un mondo a parte.

Mi rendo conto che incontrare donne in chador non è affatto un evento eccezionale! Secondo la cultura locale il velo è una forma di rispetto nei confronti della donna.

Ma quale donna? Quella che non può decidere autonomamente di viaggiare o lavorare o scegliere qualsiasi indirizzo universitario? Quella donna che non può avere la custodia dei propri figli in caso di divorzio?

Un paese dove appaiono difficili da conciliare le parole del presidente Hassan Rouhani che afferma "Le donne devono godere di uguali opportunità, protezione e diritti sociali degli uomini"con quelle guida suprema dell'Iran l'ayatollah Ali Khamenei –che ha ribadito "l'uguaglianza di genere è uno dei più grandi errori del pensiero occidentale,  il ruolo femminile "in casa e nell'ambiente familiare".

Un “face to face”, una partita tutta da giocare…..una grande scommessa.