martedì 19 maggio 2015

SOCIALPROIBIZIONISMO (Cronache dall'Iran)

Cammino per le strade di Esfahan, lungo i boulevard alberati, ampli e spaziosi che non hanno nulla da invidiare a Las Ramblas di Barcellona.

 
Esfahan,  una “città d’arte” ricca di storia, maestosa con i suoi palazzi principeschi e le sue moschee.
 
La piazza Imam Khomeini, la “piazza metà del mondo” un vero colpo d’occhio per la sua vastità, pullula di turisti.
 
Esfhan, con circa 4 milioni di abitanti,  è una città  moderna,  piena di vita e piena di giovani.
 
E’ un giorno di festa e intere famiglie fanno “picnic” nei parchi allestendo delle vere e proprie cucine da campo. C’è un’atmosfera vagamente retrò che ricorda i nostri anni sessanta.
 
L’imponente ponte dei 33 archi sul fiume Zayandeh, è il luogo dello “struscio” locale , dove ragazzi e ragazze, a gruppi rigorosamente divisi, incrociano sorrisi e sguardi.
 
E come i giovani di tutto il mondo si connettono con i loro cellulari ai social in barba all’oscurazione dei segnali imposta dalle stazioni governative.
 
Nonostante dal 2009, a causa del presunto "abuso" dell'utilizzo dei social durante elezioni presidenziali, sia vietato l’accesso a facebook, nonostante la chiusura di centinaia di «Internet cafe», le nuove generazioni iraniane sono a tutt’oggi una presenza attivissima nel web.
L’affermazione di quell’indipendenza culturale di valori e di linguaggio che nel 1979 vinse sul regime di Reza Pahlevi, oggi non può fare quindi a meno di misurarsi con le spinte sempre più cogenti del popolo di internet.
L’identità dell’Iran sta cambiando?
 
Il difficile rapporto fra media e censura, rappresenta un altro  degli aspetti paradossali e contraddittori di questo paese.
 
Sui social trovano spazio le immagini dei selfie di giovani donne che mostrano con orgoglio i loro bellissimi lunghi capelli.
 
Il Word Wide Web diventa un luogo di confronto  dove affermare la propria presenza il proprio modo di essere,  un mondo in cui viaggiare e oltrepassare le frontiere culturali.
 
Così mi chiedo è davvero possibile controllare quella che, ci piaccia o no, rappresenta una vera e propria rivoluzione tecnologica e socio-culturale nonché uno dei motori dello sviluppo economico mondiale?
 
 

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