Prendo l’aereo per Yazd, un volo interno alle 7 del mattino.
Intorno a me solo uomini in dress code con valigetta 24 ore: uomini d’affari
che si spostano per lavoro.
Tutti compatti si avviano verso la pista, salgono in fila la
scaletta, prendono posto, ridono si abbracciano calorosamente, complici nel loro essere uomini.
Una dimensione apocalittica un mondo senza donne.
Eppure negli atenei, tutti a numero chiuso, la presenza
delle donne supera il 60% , un trend in continua crescita.
A Tehran ci sono “donne in chador” che dirigono ospedali e
testate giornalistiche, che lavorano nei cantieri come ingegneri, che
gestiscono palestre.
Un fenomeno che pare abbia destato preoccupazione: “il
mercato del lavoro caratterizzato ancora da una forte disgregazione non può
assorbire un numero così ingente di donne lavoratrici”.
Un altro problema di conciliazione fra tradizione e spinte sociali.
Il rilancio economico che tutti si aspettano a seguito della
fine dell’embargo contribuirà a favorire l’occupazione anche delle donne iraniane?
Le donne potranno essere davvero il motore del cambiamento
sociale come ha affermato il premio nobel per la pace Shirin Ebadi?
Quante domande durante il volo per Yazd…..
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