Oggi viaggiare è di moda: siamo tutti
viaggiatori. Dobbiamo partire e la meta è spesso più importante del viaggio.
Dobbiamo arrivare e viviamo il viaggio come uno scomodo intermezzo fra la
partenza e l’arrivo. C’è fretta di giungere a destinazione: prima si arriva
meglio è.
Come arrivare può invece cambiare il senso del
nostro viaggio. Il viaggio è un percorso in cui ci sperimentiamo e viviamo
esperienze nuove: il viaggio è il luogo delle emozioni, ed io quest’anno
ho deciso di viaggiare in barca a vela.
Andare in barca a vela è faticoso, non ha niente
a che fare con una crociera tutto sole e relax! “Lasca e cazza la scotta”,
“cazza e lasca la drizza della randa”, ci vogliono muscoli!!!
Per i neofiti come me, fisicamente poco
allenati, è davvero un’impresa impegnativa….
In barca gli spazi sono ristretti, ci sono
regole da rispettare, un’organizzazione svizzera ed uno stile di vita spartano.
I ruoli sono ben definiti, tutti lavorano non c’ è disoccupazione.
Un sistema democratico, ma chi prende le decisioni
è concretamente responsabile per tutti. Il bene personale coincide con il bene
comune, senza prevaricazioni perché la sicurezza di ognuno dipende dall’impegno
dell’altro: un vero modello di organizzazione sociale!
Navigare in barca a vela misura la solidità dei
rapporti. In barca sono naufragate anche le più solide amicizie. Anche la
coppia scoppia… In barca vige la regola dell’essenzialità: quando salpi lasci a
terra tutto il superfluo e porti con te l’essenziale.
Emerge l’essenza che può non piacerci o non
piacere.
Nel mare sgombri la mente e crei nuovi spazi, il
mare ti mette alla prova, dal mare riaffiorano le tue paure, nel mare ti misuri
e misuri la tua forza.
I rapporti autentici si rafforzano perché il
mare ti accoglie senza giudizi o pregiudizi: al mare non puoi mentire.
Nel quotidiano l’imprevisto è una scomoda
eccezione. In barca è la regola. Per affrontare l’imprevisto occorre calma,
ragionamento, inventiva e senso pratico. Navigare è un ottimo allenamento non
solo per i muscoli, riattiva le abilità e ci rende più attenti, risveglia i
nostri sensi intorpiditi dalla prevedibilità del vivere quotidiano.
In barca impari a gestire l’ozio come
necessaria alternanza fra momenti di “impegno concentrato” e momenti di “stasi
assoluta” recuperando quel sano “otium” latino: fermarsi per pensare,
riappropriarsi del tempo per cercare di migliorare la qualità della vita.