Selfie, nominata nel 2013 parola dell’anno dall’Oxford English
dictionary, letteralmente autoscatto, è la moda del momento!
L’autoritratto fotografico
eseguito con smartphone in mano e
condiviso sul social network, impazza!
Uno scatto per fissare l’attimo, una
foto pret-a-porter da mostrare in tempo
reale ad alto contenuto consumistico per essere protagonisti.
La mania dell’autoscatto da
condividere sui social network è diventato un tormentone virale.
Da solo o in
compagnia il selfie maniac si fotografa per strada, in aereo, nei negozi, nei bar,
nei ristoranti, e guai se chiedi: “Vuoi una foto? Ti guarda sbigottito,
facendoti sentire invadente e antico.
Scoppia la mania dell’ after sexaly:
le selfie sotto le lenzuola. Su Instagram si moltiplicano le immagini di coppie
dai sorrisi compiaciuti con i corpi
sapientemente intrecciati, tutti in posa per immortalare il post coito, altro
che sigaretta o tenerezze: facciamoci una bella foto!
Anche le star fanno selfie; da
Madonna con coppa di champagne e ligerie a Leonardo DiCaprio sul red carpet
degli Oscar. Il selfie contagia anche i politici da Obama a Renzi.
C’è poi, da sempre, la moda di immortalarsi con i personaggi
famosi. Oggi con il selfie, basta un po’ di faccia tosta e non sfugge più nessuno dalle rock star a Papa Francesco.
Il fenomeno selfies è quindi una
moda passeggera per imitazione “trikle down” a dirla come il sociologo Simmel,
oppure un nuovo modo di comunicare attraverso il linguaggio visivo per
condividere emozioni?
Il selfie, l’autoritratto
dell’era digitale, sta diventando sempre di più un modo per affermare il
proprio io nel mondo virtuale.
Il selfie, come autoaffermazione nasce
dall’esigenza di colmare un vuoto esistenziale oppure è semplicemente
un modo per esercitare un gratuito esibizionismo
narcisistico? Può diventare un avatar per rappresentarsi?
Così come Narciso é ingannato dall’immagine
riflessa, forse anche nell’immagine selfie rischiamo di ingannare noi stessi?
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