In Iran ancora oggi è vivo il culto
dei martiri della guerra Iran-Iraq. Ne sono testimonianza i cimiteri
monumentali di Teheran e Kashan con le migliaia di lapidi, così come i grandi
manifesti che riproducono l’immagine dei caduti per la patria.
Nelle moschee, sui muri delle
case, all’ingresso di ogni città si impongono le gigantografie dei martiri, veri e propri cartelloni pubblicitari, per
ricordare il dolore di una guerra o strumenti di propaganda?
Il Golestan-e Shohada, è il cimitero dei martiri di Kashasn. Uno
skyline di tombe grigie, di volti,
bandiere e tulipani. Uomini morti per un’ideale:
Shahid, una parola che nell’immaginario occidentale fa paura.
Ma in questa distesa di lapidi quello che più mi
colpisce è il silenzio che si impone di
fronte alla morte e al ricordo.
Fra le luci e le ombre di questo
paese, nel silenzio trova luogo solo il dolore oppure dal silenzio può nascere
la speranza?
Chissà, forse in
questi versi della grande poetessa iraniana Simin Behbahāni, si può trovare una risposta…...
O
Patria! Ti ricostruirò, anche se con i mattoni della mia anima.
Costruirò
le colonne sotto il tuo tetto con le mie ossa.
Risentirò
il profumo dei tuoi fiori con il desiderio della tua nuova generazione.
Ti
rilaverò dal sangue con il torrente delle mie lacrime.
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