lunedì 6 luglio 2015

SHAHID FRA PASSATO E FUTURO (Cronache dall’Iran)


In Iran ancora oggi è vivo il culto dei martiri della guerra Iran-Iraq. Ne sono testimonianza i cimiteri monumentali di Teheran e Kashan con le migliaia di lapidi, così come i grandi manifesti che riproducono l’immagine dei caduti per la patria.

Nelle moschee, sui muri delle case, all’ingresso di ogni città si impongono le gigantografie dei martiri,  veri e propri cartelloni pubblicitari, per ricordare il dolore di una guerra o strumenti di propaganda?

Il Golestan-e Shohada, è il cimitero dei martiri di Kashasn. Uno skyline di tombe grigie, di  volti, bandiere e tulipani.  Uomini morti per un’ideale: Shahid, una parola che nell’immaginario occidentale fa paura.

Ma  in questa distesa di lapidi quello che più mi colpisce è il silenzio che si impone  di fronte alla morte e al ricordo.

Fra le luci e le ombre di questo paese, nel silenzio trova luogo solo il dolore oppure dal silenzio può nascere la speranza?

Chissà, forse  in questi versi della grande poetessa iraniana Simin Behbahāni, si può trovare una risposta…...


O Patria! Ti ricostruirò, anche se con i mattoni della mia anima.

Costruirò le colonne sotto il tuo tetto con le mie ossa.

Risentirò il profumo dei tuoi fiori con il desiderio della tua nuova generazione.

Ti rilaverò dal sangue con il torrente delle mie lacrime.

 

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