Mi ha colpito l’aforisma di una
bionda naturale Charlize Theron: “Ho un immagine bionda, ma un’anima bruna.”.
Anche io mi sento così entrando in campo
nella secolare competizione fra bionde e brune.
Le bionde, simbolo dell’innocenza,
angelicate, glaciali da sempre immagine di bellezza e perfezione.
Nella storia fin dall’antica
Grecia biondo era sinonimo di bellezza. Era bionda Afrodite, dea greca la Venere dei romani, così
come erano bionde Messalina e Poppea licenziose donne della Roma imperiale. Petrarca
cantava della bionda irraggiungibile Laura; Lucrezia Borgia, bellissima dalla
carnagione chiara e una cascata di capelli d’oro, incarna ancora oggi l’immagine della perfida uxoricida.
Nel cinema dal ghiaccio bollente
di Marlene Dietrich alla sensualità adolescenziale di Brigitte Bardot: biondo è
fashion.
Secondo una ricerca
dell’università francese di Nanterre ogni
uomo in presenza di una bionda diventa più stupido a causa di quella ingiustificata
equivalenza bionda uguale oca giuliva che lo autorizza a utilizzare il cervello a scartamento ridotto.
Per questo, come dice il titolo
del celebre film del 1953 con la fantastica icona super bionda Marylin, gli
uomini preferiscono le bionde?
Gli stereotipi li beviamo con il
latte già da piccoli, nelle favole le eteree fate e le delicate principesse sono bionde;
Biancaneve che lava e pulisce per i sette nani, felice di farlo canticchiando
soavemente, è mora.
Le more passionali, concrete,
rassicuranti, reali, nell’immaginario maschile rappresentano il calore
l’accoglienza materna: “Le more ti danno quello che le bionde promettono”.
Bionde VS More un identità di
genere, ha ancora senso oggi? E poi che dire delle rosse, appartengono forse ad
un terzo genus? E le castane, un ibrido di specie? Il superamento delle
differenze di genere dovrebbe riguardare anche il colore dei capelli? Una mora
che si sente bionda è così diversa da un uomo
che si sente donna?
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