mercoledì 9 aprile 2014

VINITALY FAIR



Anche se sei astemio devi andare a Vinitaly. Io, astemia penitente, ho scoperto i piaceri di Bacco superata la gioventù,   quando il senso del piacere matura.

Più che un’intenditrice mi considero una simpatizzante del settore e così, degnamente accompagnata da Maurizio,esperto somelier, sono stata introdotta sotto copertura nel gotha dei vini.

Dopo aver accuratamente programmato  l’itinerario, iniziamo con i bianchi di “Franciacorta”, dove troviamo un grande affollamento ed un buttafuori che fa passare le persone scrutandole in modo professionale ad una ad una. Superato il check- in andiamo subito allo stand della cantina Ca del Bosco dove ci viene offerto un bollicine cuvee prestige. Maurizio mi spiega con grande professionalità e novizia di dettagli il metodo di imbottigliamento dello spumante. Io seguo con reverenza ed attenzione fino a quando gli effetti dell’alcool non prendono il sopravvento. Il viaggio continua in Friuli dove restiamo incantati dalla cantina Lis Neris, e attraverso la Campania per gustare un ottimo Fiano di Villa Matilde.

Ebbri ed affamati approdiamo, naufraghi in un  mare di vino, al Bio-ristorante. Un buffet rigorosamente bio a prezzo decisamente popolare.

Sono le 14 e fa caldo… gli impettiti business- man/woman si sciolgono nei loro completi e, come da programma, passiamo ai rossi iniziando dalla Toscana. Su indicazione di Maurizio andiamo diretti dai Conti Contini Bonacossi, nome altisonante assolutamente all’altezza del Carmignano 1996 che assaporo con gran gusto…. tra il resto la classe non è acqua!

Lasciamo la Toscana brindando con un grande Brunello Ugolaia della cantina Lisini.

Ormai mi atteggio con garbata disinvoltura ad intenditrice e prima di bere osservo il colore del vino, lo annuso con il giusto distacco e ne assaporo appena un sorso senza deglutire immediatamente poi, con gesto raffinato, verso ciò che resta nel bicchiere nell’apposito raccoglitore passando alla degustazione successiva. 

Ma chi è il popolo di vinitaly? Oltre ai produttori agli esperti amatoriali immediatamente riconoscibili  per il loro atteggiamento serio e professionale, ci sono quelli che definisco gli “interventisti” ossia quelli che devono esserci per dire “ io c’ero”. Gli interventisti partecipano preferibilmente in coppia o in gruppo. Non puoi sbagliare, sono quelli che assumono  informazioni superficiali  e banali da raccontare una volta tornati a casa. In gruppo spesso sono rumorosi perché si devono fare sentire. In coppia hanno un look bon ton scarpe comode jeans e zainetto pratico, ma si trova anche la versione trash; lei tacco 12 laccato-rosso, mini nera “che fa chic”, occhialoni da sole griffati in strasse, lui  mise da vero macho in stile Roberto Cavalli che ostenta un telefonino dell’ultima generazione. Fra gli interventisti troviamo anche i gruppi di sole donne, spesso over 40 in versione  maculato/ghepardato o etnico.

In questo grande festival, scopro  un personaggio d’altri tempi, il signor Michele antesignano della cantina Moio di Caserta, e li mi fermo ad osservare la storia attraverso gli occhi di chi l’ha già vissuta, occhi che trasmettono ancora la passione per la terra che diventa vino e capisco perchè per fare un gran vino non basta la terra, non basta il sole, ci vuole l’Arte.

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