Anche se sei astemio devi andare
a Vinitaly. Io, astemia penitente, ho scoperto i piaceri di Bacco superata la
gioventù, quando il senso del piacere matura.
Più che un’intenditrice mi
considero una simpatizzante del settore e così, degnamente accompagnata da
Maurizio,esperto somelier, sono stata introdotta sotto copertura nel gotha dei
vini.
Dopo aver accuratamente
programmato l’itinerario, iniziamo con i
bianchi di “Franciacorta”, dove troviamo un grande affollamento ed un
buttafuori che fa passare le persone scrutandole in modo professionale ad una
ad una. Superato il check- in andiamo subito allo stand della cantina Ca del Bosco
dove ci viene offerto un bollicine cuvee prestige. Maurizio mi spiega con
grande professionalità e novizia di dettagli il metodo di imbottigliamento
dello spumante. Io seguo con reverenza ed attenzione fino a quando gli effetti
dell’alcool non prendono il sopravvento. Il viaggio continua in Friuli dove
restiamo incantati dalla cantina Lis Neris, e attraverso la Campania per gustare un
ottimo Fiano di Villa Matilde.
Ebbri ed affamati approdiamo,
naufraghi in un mare di vino, al
Bio-ristorante. Un buffet rigorosamente bio a prezzo decisamente popolare.
Sono le 14 e fa caldo… gli
impettiti business- man/woman si sciolgono nei loro completi e, come da
programma, passiamo ai rossi iniziando dalla Toscana. Su indicazione di
Maurizio andiamo diretti dai Conti Contini Bonacossi, nome altisonante
assolutamente all’altezza del Carmignano 1996 che assaporo con gran gusto…. tra
il resto la classe non è acqua!
Lasciamo la Toscana brindando con un
grande Brunello Ugolaia della cantina Lisini.
Ormai mi atteggio con garbata
disinvoltura ad intenditrice e prima di bere osservo il colore del vino, lo annuso
con il giusto distacco e ne assaporo appena un sorso senza deglutire
immediatamente poi, con gesto raffinato, verso ciò che resta nel bicchiere
nell’apposito raccoglitore passando alla degustazione successiva.
Ma chi è il popolo di vinitaly?
Oltre ai produttori agli esperti amatoriali immediatamente riconoscibili per il loro atteggiamento serio e
professionale, ci sono quelli che definisco gli “interventisti” ossia quelli
che devono esserci per dire “ io c’ero”. Gli interventisti partecipano
preferibilmente in coppia o in gruppo. Non puoi sbagliare, sono quelli che assumono informazioni superficiali e banali da raccontare una volta tornati a
casa. In gruppo spesso sono rumorosi perché si devono fare sentire. In coppia
hanno un look bon ton scarpe comode jeans e zainetto pratico, ma si trova anche
la versione trash; lei tacco 12 laccato-rosso, mini nera “che fa chic”, occhialoni
da sole griffati in strasse, lui mise da
vero macho in stile Roberto Cavalli che ostenta un telefonino dell’ultima
generazione. Fra gli interventisti troviamo anche i gruppi di sole donne,
spesso over 40 in
versione maculato/ghepardato o etnico.
In questo grande festival, scopro
un personaggio d’altri tempi, il signor
Michele antesignano della cantina Moio di Caserta, e li mi fermo ad osservare
la storia attraverso gli occhi di chi l’ha già vissuta, occhi che trasmettono
ancora la passione per la terra che diventa vino e capisco perchè per fare un
gran vino non basta la terra, non basta il sole, ci vuole l’Arte.
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