Zoran Dimov, il direttore generale, un uomo franco, pragmatico e appassionato al suo lavoro, dopo un lungo colloquio nella prestigiosa sala riunioni, ci apre le porte alla sala di registrazione nel piano interrato.
Stanno per mandare in onda il telegiornale,
c’è un pacato fermento. Operatori e tecnici,
“at work”, fra fili, cavi, computer e telecamere.
Fondata nel 1992, la BTR
è stata la prima stazione televisiva a trasmettere anche in lingua rom.
Con un programma giornaliero di 24 ore, è nata
per sviluppare l’informazione e la diffusione della cultura dei rom in Macedonia.
La ex Repubblica jugoslava di Macedonia, è un paese
in transizione.
Dichiarata la propria indipendenza nel 1991 e ammessa
alle Nazioni Unite nel 1993, oggi è in
corsa per entrare a far parte dell’Unione europea.
Un paese interrazziale dove convivono
macedoni, albanesi, bulgari, turchi, serbi, arumeni (ossia i
macedo-rumeni) e i rom.
Ma
come conciliare lingue, religioni e culture diverse in un paese con un’economia
in via di sviluppo che presenta ancora tanti interrogativi?
Oggi il palinsesto della BTR propone
programmi di vario genere dalla musica, la salute, istruzione, alle questioni
sociali.
Un operazione interculturale finalizzata a dare dignità e rilevanza alla
cultura rom e contribuire ad una convivenza pacifica sul territorio, riducendo
le tensioni etniche.
Un utilizzo virtuoso dei mass media per raggiungere una visione
immaginaria condivisa cercando di costruire una “ nuova geografia” anche
per chi sta fuori dai confini della
comunità di appartenenza.
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