Il 21 marzo, ricorre la “Giornata mondiale contro
il razzismo” riconosciuta nel 1966 dall’Onu, in memoria degli eventi del 21
marzo 1960, il giorno più sanguinoso della storia dell’apartheid Sudafricano.
Un’occasione per ricordare, non dimenticare e soprattutto domandarsi: “perché?”
Nei momenti di crisi il “diverso” canalizza la
rabbia, e diventa un facile il capro
espiatorio.
Un’occasione per ricordare, non dimenticare e soprattutto domandarsi: “perché?”
Oggi essere razzista, non è
politicamente corretto, nessuno si dichiara xenofobo ma è davvero così?
Il razzismo storicamente fonda le proprie basi
teoretiche sulla diversità biologica e genetica dando
origine al convincimento che esistano razze superiori ad altre.
Ma la
genetica non mente, è un dato scientificamente dimostrato che le razze umane
non esistono, deriviamo tutti da un unico ceppo: “Siamo tutti geneticamente differenti ma tutti
parenti”.
Possiamo
dunque affermare che esiste una sola razza umana composta da sette miliardi di
individui, tutti simili ma al tempo stesso unici?
Il razzismo fa parte
della natura umana, meglio prenderne atto ed al tempo stesso, come una
malattia, conoscerne i sintomi per curarlo.
Ma quale è il sentimento
profondo che ci spinge ad essere razzisti?
La differenza fa paura sempre,
il diverso è ciò che non siamo, ciò in cui non ci riconosciamo.
Escludere, istintivamente, è più facile che
accogliere; l’aggressività verso il diverso non conosce
discriminazioni, non ha colore, appartiene senza distinzioni a tutti: l’uomo è
naturalmente razzista.
Il concetto di razza ancora
oggi permane quindi come «prodotto
culturale» e come strumento per
consolidare un senso di appartenenza su basi etniche e culturali contro i
presunti nemici: gli stranieri, i diversi.
Il razzismo come rifiuto di
culture diverse, una sorta di “etnocentrismo” autoreferenziale.
Oggi il razzismo che non si
basa più su basi genetiche ma culturali, pare radicarsi più in profondità nei paesi
dove la spinta all’individualismo e alla competitività è più forte, dove il
senso di solidarietà e di comunione in vista di un benessere comune è meno
presente.
Un razzismo senza «razza» che
rivendica un pericoloso il diritto alla diversità….
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